PREMESSA

Nel 2012 l’amico e collezionista Giuseppe Carzaniga invitò me e Adelio Maronati  a Bellusco per visitare una cappella medioevale con affreschi del Bergognone e mi proponeva di realizzarci una mostra di pittura, la cappella sarebbe stata disponibile e a nostra disposizione. Si trattava di pensare che tipo di mostra realizzarci in un contesto tanto carico di suggestioni e di storia.

Dopo varie settimane di riflessione decisi che la mostra si sarebbe articolata su tre generazioni di pittori che in qualche modo avevano tra di loro una storia in comune, di lavoro e di frequentazione. Artisti che avevano condiviso ricerche di pittura e di pensiero e lavorato in stretto contatto. Inoltre la mostra avrebbe evidenziato tra le diverse generazioni un legame comune come una continuità di sviluppo di pittura.Inoltre questi artisti dovevano aver lavorato a Milano, perciò la mostra avrebbe ricoperto un lungo periodo di attività artistica milanese di fermento culturale e testimoniato l’evoluzione nel corso degli anni e come si sono sviluppati ivari cambiamenti e le aggiunte delle diverse personalità artistiche sul filo degli anni.La mostra alla fine non si è realizzata per via di vari problemi organizzativi. Tuttavia è rimasto l’abbozzo che io avevo preparato e che comunque può essere testimonianza di un  periodo di quasi cinquant’anni di lavoro e di evoluzione artistica Milanese.

Emiliano BONFANTI, Milano Aprile 2024  

 Dodici Artisti a Milano

Generazioni a confronto 

1959/2013

Proposta di un’expo di pittura e scultura

 Analisi delle ricerche artistiche contemporanee attraverso l’opera di pittura e scultura di dodici artisti di tre generazioni che hanno svolto e svolgono la loro attività a Milano, focalizzando la loro incisività sul panorama dell’arte analizzato nella sua evoluzione storica e culturale. Un percorso espositivo curato dagli studiosi e critici d’arte Claudio Cerritelli e Matteo Galbiati.

 

Quattro artisti nati negli anni ’20

 

GIANNI BRUSAMOLINO nato a Cassano d’Adda (MI) nel 1928

MARCO CARNAnato a Passirano (MI) nel 1929

CARLO NANGERONI nato a New York U.S.A. nel 1922

 PAOLO SCHIAVOCAMPO nato a Palermo nel 1924

 

Quattro artisti nati negli anni ’30 e ’40

 

EMILIANO BONFANTI nato a Cassano d’Adda (MI) nel 1944

MARCO MAGRINI nato a Milano nel 1945

ADELIO MARONATI nato a Milano nel 1939

ROMANO RIZZATO nato a Milano nel 1936

 

 Quattro artisti nati negli anni ’60 e ’70

 

MARCELLA BONFANTI nata a Santiago (CILE) nel 1979

BARBARA COLOMBO nata a Vimercate (MI) nel 1969

SOPHIE CHKHEIDZE nata a Tbilisi (GEORGIA) nel 1978

LORENA PEDEMONTE TARODO nata a Santiago (CILE) nel 1969

Quattro artisti nati negli anni’20.

 

Quattro artisti nati negli anni ‘20 e operanti a Milano: Brusamolino, Nangeroni e Schiavocampo si incontrano nel 1959-60 nello studio in via Borromei 2. Negli stessi anni  Marco Carnà lavora in via Confalonieri in contatto con Arturo Vermi, Bonalumi e Castellani, ognuno con una propria storia alle spalle ma tutti con la medesima  inclinazione ad approfondire nella loro ricerca pittorica l’analisi della figurazione fino a rasentare l’astrazione informale.

   

                 BRUSALINO                                                      CARNA'

 

    

            NANGERONI                                                   SCHIAVOCAMPO

 

Criteri dell’expo.

La mostra vorrebbe puntualizzare e storicizzare gli avvenimenti esaminando diversi aspetti: le scelte degli artisti nell’ambito delle arti visive come risposta e proposta per il futuro dell’umanità e della società, la visione culturale e l’anelito creativo tendente ad un’apertura  verso le ricerche artistiche delle avanguardie internazionali.

Per ragioni di economia operativa si è scelto l’ambito di Milano e 12 artisti residenti a Milano che hanno una coerente continuazione di stile e di intenti. Ciò che è stato iniziato dai  primi è stato seguito e continuato dai sucessivi denotando un divenire logico e coerente di poetica e di pensiero.

I primi quattro artisti, trentenni negli anni 59-60, affrontavano la pittura nel momento in cui a Milano si affacciavano le problematiche  dell’informale e dell’ action painting dopo l’avvento del gruppo  M.A.C.

I giovani avevano di fronte delle scelte in pittura: continuare il neorealismo guttusiano, il nuovo realismo esistenziale oppure porsi seriamente il problema dell’abbandono della pittura figurativa per addentrarsi nelle ricerche plastiche oltre la mimesi.

Gianni Brusamolino e Paolo Schiavocampo nel 1959 affittano uno studio in via Borromei al n° 2, atelier che diventerà punto di incontro tra pittori , critici e collezionisti. Nella stessa via esisteva il locale “la Parete” di Pino Abiami, che continuava la tradizione di locale d’incontro artistico. In questo locale venivano dai tempi di Toscanini i musicisti della Scala  a “Souper” dopo le prove e gli spettacoli. Ci si trovavano pittori, poeti, registi di teatro e del cinema…, ed è grazie a questa vitalità del quartiere che a Brusamolino e a Schiavocampo si aggiungerà Carlo Nangeroni portato nello studio di via Borromei da Aldo Passoni, all’epoca critico del giornale “Avanti” organo del partito socialista, e inpiegato alla U.S.I.S. (Centro culturale degli Stati Uniti d’America). Per Nangeroni, essendo Italo Americano appena rientrato a Milano da New York, era un punto di riferimento  ed è là  che conosce Franco Passoni.

Marco Carnà invece, in quegli anni aveva lo studio con Arturo Vermi in via Confalonieri all’Isola a Milano non distante da Corso Garibaldi e dalla Via Brera, altro centro di incontro degli artisti. Il punto di ritrovo era il bar Jamaica e il Genis bar.

Milano dunque,  se vogliamo, può ricordare Parigi tagliata in due dalla Senna tra Rive Droite con Montmartre e Boulevard Clichy e la Rive Gauche con Montparnasse, Boulevard Raspail e la Citè Foulghiere, poli contrapposti di attività artistiche. A Montmartre Picasso, Braque, Juan Gris e i poeti Max Jacob, Apollinaire e Reverdie, a Montparnasse Brancusi, Modigliani, Soutine, Léger  e i poeti e scrittori Paul Ford, Blaise Cendrars  e Geltrude Stain .

A Milano, se ci si posiziona con il Duomo alle spalle si ha di fronte un arteria stradale: via Orefici e via Dante fino al Castello Sforzesco che taglia in due la città. A destra la Scala, Via Broletto ,Via Mercato, Corso Garibaldi e a sinistra Via Spadari, Via Armorari, la Borsa, Via S. Maria Fulcorina Via Borromei, Via Meravigli.

I due poli: Via Borromei con il locale  “La Parete” di Pino Abiami e in via Moriggi la Galleria EIDAC diretta da Enotrio Mastrolonardo, e l’altro polo: Via Brera con il bar “Giamaica” e il “Genis” bar.

La Via Borromei e le luci del locale La Parete di Pino Abiami al n° 13

Interno del locale La Parete con Valter Chiari  e altre persone

 

Il locale “La Parete” di via Borromei nel 1960.

Nella foto si notano da sinistra i pittori Enzo Degni , sua moglie Christine ,Gianni Brusamolino, Miro Cusumano, uno sconosciuto, Enrico Vitali e Gianfranco 

Gianni Brusamolino nel 1959, dopo aver trascorso quattro anni in Francia, rientra a Milano e conosce Paolo Schiavocampo presentatogli dal pittore Mino Ceretti. Avendo entrambi bisogno di uno studio decidono di affittare un appartamento di quattro stanze in Via Borromei al n° 2. Brusamolino rientra dalla Francia con negli occhi le ultime ricerche francesi, dal post cubismo di Esteve e Manessier  all’astrazione geometrica di Magnelli e Sonia Delaunay, dall’informale di Feautrier e Dubuffet all’esistenzialismo di Jean Genet scrittore e Alberto Giacometti scultore e pittore, fino ai più giovani figurativi esistenziali rappresentati da Bernard Buffet e altri tendenti ad un esistenzialismo astratto come Marfain, Soulages, Schneider.

In quel momento Paolo Schiavocampo si dibatteva per uscire da un neorealismo che non codivideva più ed aveva gia iniziato delle ricerche che pur avendo ancora la figura come campo d’indagine la rielaboravano rendendola più materica e graffiante tra Sironi e l’action Painting.

Carlo Nangeroni invece, arrivato da New York dopo aver realizzato delle opere monocrome di colore bianco con collage in rilievo, iniziava lentamente ad avvicinarsi all’astrazione geometrica, ma con una visione e con degli intenti diversi dall’astrazione geometrica delle avanguardie storiche e magnelliane espresse dall’ appena sciolto gruppo M.A.C., certamente grazie alla sua esperienza newyorkese dove aveva visto il lavoro  di Marck Rotcko, Ad Rheinard, Barnet Newmann fino ai più giovani Kennet Noland, Franck Stella e  Robert Ryman.

Per quanto riguarda Marco Carnà,  nel 1959 condivideva lo studio col pittore Arturo Vermi in Via Confalonieri, quartiere Isola - Garibaldi - Brera. Dopo un periodo di ricerche neonaturalistiche, intraprendeva una pittura più interiorizzata e riflessiva che partendo dalla figura, consistente soprattutto in visioni urbane, si avvicinava ad una pittura astratto - espressionistica che finirà nei primi anni 60 per allontanarlo definitivamente dalla figura e consentirgli di elaborare un linguaggio pittorico con simboli nuovi, che col tempo e con il lavoro futuro a contatto con Enrico Castellani, Lucio Fontana  … lo sgancerà dal lavoro di pittura per un lavoro di costruzione tridimensionale della tela, la tela non più oggetto bidimensionale d’espressione, ma oggetto reale lei stessa, la luce sarà espressa non più con pennelli e pigmenti di pittura ma con il reale rilievo a causa dell’estroflessione della tela. Il quadro diventa non più finestra ma oggetto.

  

 

1) Lo scultore Pino Spagnulo, Paolo Schiavocampo e Gianni Brusamolino davanti ad un’opera di Brusamolino, nel 1961. 

2) In primo piano Carlo Nangeroni dietro Brusamolino, Schiavocampo e il critico Franco Passoni nel 1960

3) Attorno ad un’opera di Carlo Nangeroni da destra Brusamolino, lo scultore Aldo Dazzi, il pittore Miro Cusumano, Schiavocampo e il gallerista della galleria “Il punto rosso” nel 1961

4) Da sinistra Arturo Vermi, Uliano Lucas, Marco Carnà e  Costantino Guenzi in Via Confalonieri nel 1959

5) Da sinistra Arturo Vermi, Agostino Bonalumi e Marco Carnà nel 1962 

6) L’interno del Genis Bar in via Brera nel 1962, da sinistra a destra in piedi ,?, Vermi, Carnà, La Pietra, seduti, Fabro, Piciotti, Vandercam, Bombino, Guenzi,  Caminati, Toyofuko, ?, Verga, Ferrari, Papola, De Gasperi, Dartel, Vigo. Foto di Uliano Lucas.

7) Gianni Brusamolino - olio su tela cm 200 x 200 - 1962

8) Paolo Schiavocampo -  olio su tela cm 80 x 100 - 1960

9) Carlo Nangeroni - collage e gesso su tela cm 63 x 102 - 1954

10) Marco Carnà - olio su tela cm 100 x 70 -1959

11) Marco Carnà -  olio su tela cm. 120 x 60 - 1960

12) Carlo Nangeroni -  olio su tela cm 96 x 96 -  1967

13) Paolo Schiavocampo - scultura ferro  cm. 400 x 180 - 1972

14) Gianni Brusamolino - olio su tela cm. 200 x 200 - 1971

 

    

 

      

 

Quattro artisti nati negli anni ’30 e ’40

 

EMILIANO BONFANTI  nato a Cassano d’Adda (MI) nel 1944

MARCO MAGRINI  nato a Milano nel 1945

ADELIO MARONATI nato a Milano nel 1939

ROMANO RIZZATO  nato a Milano nel 1936

 

La seconda mostra o se si vuole la seconda parte della mostra si accentra su quattro artisti, alcuni dei quali come Bonfanti e Rizzato hanno avuto stretti rapporti di lavoro.

Essi hanno sviluppato una visione delle problematiche  visive molto incisive per  la continuità e lo sviluppo dell’arte a venire.

Qui si abbraccia un periodo che spazia dalla seconda metà degli anni ‘60 per lo meno fino agli anni ‘90.

E’ questo un periodo dove si preciseranno e struttureranno le future tendenze artistiche dopo il lavoro delle generazioni precedenti.

Alla Biennale del 1964 verrà sancita ufficialmente la svolta della Pop Art americana, influenzando tutta una larghissima parte della critica ufficiale, per non parlare del mercato.

Si decreta che l’arte astratta  è morta.

In Europa e in Italia nascerà la così detta Nuova Figurazione interrompendo quasi sul nascere tutto il fermento dialettico sulle avanguardie storiche dell’immediato dopo-guerra.

Si assisterà a molte defezioni di buoni artisti che rinunceranno alle loro ricerche informali per una nuova figurazione.

Questo qualche anno dopo, non salverà, a mio avviso, neppure la così detta Arte Povera  che per me è una versione italiana e, più intelligente, della Pop Art Americana.

I quattro artisti scelti  Bonfanti, Magrini, Maronati, Rizzato, hanno nel 1965 dai 20 ai 29 anni.

Ognuno di loro con una breve storia alle spalle, porteranno avanti l’impegno di ricerca sulla pittura senza tener conto delle mode o delle tendenze che dicevo prima ma in controtendenza, coerentemente e in divenire con il lavoro delle generazioni precedenti, svilupperanno le loro future ricerche senza caricare la pittura di contenuti letterari, sociali o psicologici e lasciando al colore e al segno l’indipendenza e la Emiliano Bonfanti nel 1965 si trova a Milano nello studio in Via Lazzaretto 8 con Miro Cusumano con il quale condivideva gli intenti della ricerca pittorica orientata verso l’astrazione geometrica, avendo come riferimento  al di là delle avanguardie storiche l’esperienza di Carlo Nangeroni che avevano conosciuto nei due anni1962-63 passati nello studio di via Borromei

 

 

1) Miro Cusumano a sinistra con Angelo Bonfanti davanti ad un’opera di Cusumano, nello studio di via Borromei nel 1962.

2) Emiliano Bonfanti a destra con Cusumano nello studio di via Borromei nel 1962.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

3-4) Copertina della rivista “il Parametro”, il primo e secondo numero pubblicati nell’ aprile e giugno  1967.

 

 

 

 

 

 

5) L’interno della galleria laboratorio “Il Parametro” durante l’ inaugurazione della mostra del pittore Orazio Bacci nel 1968.

Nella foto da sinistra Romano Rizzato, Orazio Bacci, ?, Oliviero Berni, Miro Cusumano e Gérard Tolck.

 

 

 

 

 

Nel 1966 i due affiancati da Paola Enrichelli, scrittrice teatrale, da Adriano Freri regista di teatro, da Sergio Gavirati e Alberto Veca poeti, e da Mario Coscini pittore, fondano una rivista d’arte “IL Parametro” e l’anno dopo apriranno la galleria-laboratorio “IL Parametro”  in via Morelli. E’ alla galleria laboratorio che nel 1967 si aggiunge al gruppo

Romano Rizzato nato nel 1936, era stato allievo di Mario Radice e aveva iniziato la sua ricerca geometrica con moduli molto ritmici. La sua pittura si affaccia con dei presupposti diversi dall’astrazione Italiana di Manlio Rho, Radice, Reggiani, ma tiene conto di un cinetismo contemporaneo che si allaccia più a Joseph Albers e  a Luc Peire: le luci e le ombre abbandonano definitivamente la mimesi e si traducono nei bianchi e neri ritmati su  scansioni di percorsi lineari. La sua ricerca si arricchirà vieppiù negli anni precisando un volto diverso dell’astrazione geometrica.

Emiliano Bonfanti nato nel 1944, dopo il lavoro di  riduzione della figura in linee-forza, perviene all’astrazione geometrica negli anni 1965-69. Continuerà  poi la ricerca strutturando la sue composizioni astratte con la trasperanza di forme e colori. Verso la metà degli anni ’70 parallelamente alle ricerche francesi di “Support Sourface” tenderà a  ridurre al minimo le sue composizioni fino ad arrivare al monocromo della totale superficie e al segno. Negli anni ‘80 il segno si struttura in  ricerche di ordito lineare  con i colori primari giungendo alla sua attuale poetica.

Adelio Maronati nato nel 1939, si forma nel quartiere di Brera a fianco di Piero Manzoni, Enrico Castellani, Luciano Fabro. La sua scultura oscilla tra il concettua

lismo come matrice operativa in comune con questi artisti e un proprio spiccato senso plastico di tutto tondo.  Maronati troverà una sintesi di questa dualità nelle sue ricerche in una tattilità non statica ma in continuo mutarsi. Da qui il suo interesse per lo spazio ambiente che lo porta a usare dei materiali a volte non classici della scultura, materiali di uso corrente nella vita di tutti i giorni e materiali di recupero. Anche la caducità sarà un suo campo di indagine, ricerca che lo porrà in avanti rispetto al suo tempo, molto più vicino all’espressione di artisti di una generazione dopo come Liliana Moro e di giovani come Sophie Chkheidze che vedremo nella terza parte dell’expo.

Marco Magrini è nato nel 1945. E’ partito con una ricerca di astrazione costruttivista che lo accomunerà all’inizio agli artisti astratto geometrici , nel 1969 Magrini frequenta il Parametro, legandosi d’amicizia con Miro Cusumano, in seguito però la sua tendenza a sperimentare nuovi  materiali e tecniche

 

                 

 Romano Rizzato 1959 “Periferia” tempera su carta cm 50 X 40               Romano Rizzato 1959 “Periferia” tempera su carta cm 50 X 40   

                                                               

Emiliano Bonfanti 1964“ Viso”  Pastello grasso su carta Cm 30 X 20      Emiliano Bonfanti 1970 “Cerchio e Quadrato”  olio su telaCm 120 X 100

                           

Piero Manzoni e Adelio Maronati al Genis Bar in via Brera nel 1960     Adelio Maronati1968ColonnaAcciaioCm 250 X 50 X 50

 

operative non classiche come quella dell’areografo, lo porterà ad un  lavoro tridimensionale e materico dei fenomeni forma-spazio, a sperimentare nuovi  materiali come legno e acciaio e ad analizzare i fenomeni plastici di luce e ombra dando forma corporea alle luci e alle ombre coagulandole in forme tattili materiche che diventati oggetti a loro volta, creano nella realtà altre luci e altre ombre . Un commubbio di luce e spazio  poetico in dialogo con il mondo della realtà con le luci e le ombre fisiche. Questo lo avvicina alle ricerche di Maronati e lo rende prossimo al lavoro dei giovani di oggi.

                  

                  1                                                 2                                                                                3                                                     4

                   

               5                                            6                                                                          7                                                                  8

     

               9                                                                    10                                                                  11                                  12

     

                         13                                                             14                                                                        15

  leggenda

1) Marco Magrini Oggetto in legno dipinto cm 90 x 60 -1971

2) Marco Magrini Opera in Acciaio - 2001

3) Emiliano Bonfanti olio su tela cm 40 x 40 -  1978

4) Emiliano Bonfanti olio su tela cm 53 x 46 -  1991

5) Emiliano Bonfanti olio su carta cm 250 x 150 - 2009

6) Marco Magrini  opera in acciaio - 1982

7) Marco Magrini tempera su carta cm 100 x 70 1988

8) Marco Magrini opera in acciaio - 2004

9) Adelio Maronati scultura in bronzo - 1987

10) Adelio Maronati rotolanti  pietra  1980

11) Adelio Maronati  colonna legno cm 200 x 70 x 70 - 2000

12) Adelio Maronati assemblaggio ltecnica mista -  2011

13) Romano Rizzato Acrilico su tela cm 60 x 60 - 1978

14) Romano Rizzato Acrilico su tela cm 70 x 70 - 1990

15) Romano Rizzato Acrilico su tela cm 100 x 100 - 2000

 

Quattro artisti nati negli anni ’60 e’70

 

 MARCELLA BONFANTI  nata a Santiago (CILE) nel 1979

BARBARA COLOMBO  nata a Vimercate (MI) nel 1969

SOPHIE CHKHEIDZE nata a Tbilisi (GEORGIA) nel 1978

LORENA PEDEMONTE TARODO nata a Santiago (CILE) nel 1969

 

Quattro artiste nate negli anni 1960-70 operanti a Milano, di cui tre, Marcella Bonfanti,  Sophie Chkheidze e Lorena Tarodo straniere ma residenti in Italia da diversi anni dove hanno terminato i loro studi artistici e una, Barbara Colombo italiana, di Vimercate allieva dell’accademia di Brera.

Sono artiste che iniziano a lavorare negli anni novanta quando  gli scalpori mossi dal movimento degli anni ‘80 chiamato Transavanguardia erano già verso l’archiviazione; altre mode di neofigurazione si succederanno ma in quegli anni è presente e vivo il lavoro attorno all’astrazione, alle ricerche sulla pittura, sul fare pittura,  che avevano le proprie radici negli anni ‘70 in Support Sourface, (Simom Hantai), la pittura analitica (Buren e Niel Toroni) e la Pittura-Pittura (Grifa, Carmen Gloria Morales, Carlo Battaglia). In queste giovani artiste troviamo rapporti con queste tendenze e anche  radici precise nel lavoro degli artisti delle due genarazioni precedenti.

Marcella Bonfanti nata a Santiago del Cile nel 1979, lavora sulla ripetizione di una cellula (PIXEL) che suddivide una forma, una figura, la quale si ripete all’interno di ogni cella-pixel come una coazione a ripetere, questo ricorda la serialità dei cerchi di Carlo Nangeroni, la rigorosa strutturazione  di Romano Rizzato e il segno che si ripete la pone vicino a Hantai e Toroni. Il lavoro sul segno lo si trova anche in altre due artiste, Barbara Colombo nata a Vimercate nel 1969 e Lorena Pedemonte nata a Santiago del Cile nel 1969.  Esse si trovano su una posizione che   si riferisce al pensiero ZEN  in due differenti modi:

Pedemonte traccia segni che si sommano  in una trama che dà

l’impressione di monocromia, per Colombo il  segno è il gesto, la stesura  in successive fasi del colore  che alla fine va a impregnare la superficie completamente monocroma come risultato di gesti ripetuti. E’ come un chiedere con stupore ZEN un senso alla vita. Il loro lavoro ricorda l’opera di Emiliano Bonfanti e le ricerche di Pittura-Pittura.

Mentre Sophie Chkheidze nata a Tbilisi in Géorgia  nel 1978 è più vicina ad una visione della realtà e degli oggetti che richiana Adelio Maronati e Marco Magrini.

Questo modo di fare si riallaccia da una parte all’Arte Povera  ma a mio parere è più prossima alla visione con cettuale e riflessiva di Luciano Fabro, con un’ accentuazione alla materialità oggettiva e alla materialità emozionale delle cose: una visione poetica del vissuto, del modo di rapportarsi alla  realtà e farne scaturire poesia, il ricordo, la riflessione l’amore e la poesia degli oggetti, la loro anima in rapporto alla nostra e al nostro bisogno di creare opere.

Braque e Picasso ricorsero al collage invece di riprodurre le cose nei loro quadri, un modo di farci toccare la realtà per non disperderci dentro il mondo dell’opera poetica e farci ritrovare la magia degli oggetti reali.

    

                    1                                                                                                2

      

                           3                                                                                  4

1) Opera di Marcella Bonfanti

2) Opera di Lorena Pedemonte

3) Opera di Barbara Colombo

4) Opera di Sophie Chkheidze

      

            1                                                                                                                             2

   

          3                                                                                                                                        4

      

                 5                                                                                                                      6

      

             7                                                                                                                                             8

      

                 9                                                                                           10

    

                  11                                                                         12

         

                 13                                                                                                                      14

   

                        15

  leggenda

1) Marcella Bonfanti olio su tela cm 50 x 50

2) Marcella Bonfanti olio su tela cm 60 x 50

3) Marcella Bonfanti olio su tela cm 200 x 90

4) Marcella Bonfanti olio su tela cm 60 x 50

5) Sophie Chkheidze tecnica mista

6) Sophie Chkheidze assemblaggio foto e materiali vari

7) Sophie Chkheidze tecnica mista

8) Sophie Chkheidze tecnica mista

9) Barbara Colombo tecnica mista su tela cm 180 x 90

10) Barbara Colombo tecnica mista su tela cm 80 x 160

11) Barbara Colombo tecnica mista su tela cm 100 x 100

12) Lorena Pedemonte Acrilico su tela cm 150 x 280

13) Lorena Pedemonte Acrilico su tela cm 150 x 180

14) Lorena Pedemonte Acrilico su tela cm 250 x 170

15) Lorena Pedemonte Acrilico su tela  cm 200 x 220

Questo in breve è ciò che ci si prefigge con questa mostra: realizzare un’ indagine negli ultimi 60 anni nel mondo dell’arte a Milano, scegliendo di limitarci al lavoro di 12 artisti che coprono tre generazioni di età.

Per capire, per constatare,  attraverso il lavoro di questi artisti, quanto c’è di continuo o di mutato in questi anni,  nel pensiero e nella percezione dell’umanità.

    

 

 

 

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